Abrogazione della caccia e danni psicologici dei cacciatori
In questo periodo invece di pensare alle VERE categorie dei deboli, i politici “pro-caccia” discutono sui “danni psicologici dei cacciatori” per non poter praticare il loro “sport” preferito UCCIDERE e altri pensano all’abrogazione della caccia !
La domanda e la risposta
I cacciatori hanno subito danni? la risposta è scontata, i cacciatori hanno problemi da quando hanno iniziato ad uccidere gli animali senza un motivo logico che possa giustificare le loro azioni, si deve procedere all’abrogazione della caccia? si ma con attenzione.
Sport o attività crudele
La caccia non è uno sport, poteva essere necessaria, compresa, quando era praticata per la sopravvivenza quando gli uomini non avevano che quello per sopravvivere. Non possiamo neanche definirla un’attività ludica, cosa c’è di divertente nel porre fine ad una vita che prova dolore e sofferenza.
Con tutta la buona volontà, non possiamo definirla uno sport, ma neanche una passione, come molti di questi soggetti dichiarano. La stessa società italiana dello sport, prevede nelle pratiche sportive il tiro quale attività mirata a colpire un punto preciso e non certamente ad uccidere esseri senzienti.
Il maltrattamento legge dello stato
non si comprende come da un lato la legge punisca (con pene molto blande) chi uccide un animale senza alcuna ragione e dall’altra accetti che soggetti di vario genere uccidano, senza alcuna ragione, animali che sono tra le altre cose un bene comune, Patrimonio Indisponibile dello Stato e cioè di tutti noi. Sarebbe necessaria l’abrogazione della caccia, si, ma come possiamo fare?
Cosa possiamo fare noi animalisti
Occorre agire per un cambiamento legislativo, NON abolendo la Legge 157/82 o parte dei commi che la compongono (senza la certezza di un Governo sensibile alle tematiche della bio-diversità sarebbe un danno enorme), poiché si andrebbe a creare un vuoto normativo a disposizione per cambiamenti pericolosi per la difesa degli animali, in parole povere, i pro-caccia in Parlamento andrebbero a nozze.
Piuttosto per difendere la biodiversità e la tutela degli animali, la soluzione ci sarebbe ed è poco compresa da alcuni animalisti, si tratta dell’Art. 842 del Codice Civile, il quale recita:
“Il proprietario di un fondo non può’ impedire che vi si entri per l’esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno.”
Abroghiamo l’Art. 842 del Codice Civile
Questo oltre a mettere in seria discussione il diritto della proprietà consente di praticare l’attività cosiddetta “venatoria” anche nei fondi privati e senza alcuna autorizzazione. L’articolo prevede, infatti, che il proprietario di un terreno non possa impedire che in esso sia praticata la caccia. Risulta evidente che una tale norma oggi è anacronistica.
Infatti, non si considerano le eventuali conseguenze negative che possono derivare dalla sua applicazione, le quali vanno da una lesione del diritto alla proprietà privata al rischio dell’incolumità dei cittadini che passeggiano o praticano attività sportive ed altro.
L’auspicio è quello di unire le forze
Alla luce dei fatti sarebbe auspicabile e necessaria una vera unione per l’abrogazione del primo e secondo comma dell’articolo 842 del codice civile. La sua modifica sarebbe un enorme passo avanti per la difesa degli animali e dell’ambiente. Uniamoci e facciamo in modo di difendere davvero gli animali.