Perché diciamo NO Telethon
Vi sono due importanti argomentazioni per motivare la nostra dura opposizione a Telethon e alla vivisezione e/o sperimentazione animale, una certamente è quella etica, l’altra è senza dubbio quella scientifica. Alla luce di queste due prospettive è assai facile dimostrare quanto la vivisezione/sperimentazione sia crudele e inadeguata e come rappresenti uno spreco di tempo, denaro e risorse che potrebbero essere meglio impiegate per aiutare la sofferenza umana.
Quali sono allora le motivazioni che spingono molti a continuare su questa scellerata strada?semplice, i soldi.
Malgrado sia dimostrato che la sperimentazione animale è una metodologia sbagliata, essa continua perché è di interesse economico per un gran numero di realtà, una tra tutte Telethon e i cosiddetti “scienziati” ma anche università, industrie farmaceutiche, riviste scientifiche, allevatori, avvocati e tutti i mezzi di informazione scientifica sparsi nel mondo.
Tutte queste realtà traggono un guadagno, diretto o indiretto, dalla ricerca su animali e quindi hanno un concreto interesse nel mantenere “vivo” questo pozzo senza fondo.
Come diceva il chirurgo Werner Hartinger, ci sono solo due categorie di medici e scienziati che non si oppongono alla vivisezione/sperimentazione animale: quelli che non ne sanno abbastanza, e quelli che ci guadagnano dei soldi.
Bisogna considerare che il ricercatore, la cui sicurezza è il posto di lavoro, acquista prestigio basato sul numero di articoli scientifici che pubblica. Addirittura qualcuno parla di una vera e propria sindrome che li spinge a pubblicare queste “ricerche” in maniera compulsiva; questo vale per le istituzioni scientifiche di tutto il pianeta terra.
È necessario capire che per questi soggetti non è importante la qualità della ricerca, ma la quantità. Ne consegue che più articoli un ricercatore pubblica, tanto più gli si garantisce la sicurezza della posizione raggiunta. Se si aggiunge che vengono accettate non più del 15% delle ricerche proposte, possiamo tranquillamente affermare che un ricercatore per raggiungere una buona posizione ingaggia una guerra senza regole, pena la sua disoccupazione.
Telethon e tutte le altre fondazioni non aiutano la vera ricerca ma alimentano un “mercato” fatto di soldi e potere.
A differenza della ricerca clinica (che si basa sui dati ricavati dall’osservazione degli esseri umani), la sperimentazione su animali permette di ottenere risultati in tempi brevi e con minor sforzo. Si stima che per ogni articlo scientifico che un ricercatore clinico può produrre, un ricercatore su animali ne può produrre cinque. Questo perché la ricerca su animali richiede meno tempo: la vita degli animali (specialmente dei roditori) è molto più breve di quella umana e le malattie si sviluppano di conseguenza più in fretta.
Spesso i ricercatori scelgono la strada più facile in assoluto: partono da un ‘concept’, un’ipotesi di lavoro già nota, modificando un qualche elemento (per esempio ripetere lo stesso esperimento su una specie diversa o variare un po’ il dosaggio) al solo scopo di giustificare un altro studio. Si tratta della normalità, e il risultato è un numero enorme di studi virtualmente uguali. Addirittura, spesso queste ipotesi di lavoro sono già state verificate sulla base di dati ricavati dagli esseri umani (è il caso eclatante della miriade di studi su animali degli effetti del fumo di sigaretta, che continuano tutt’ora).
Oltre al denaro, esiste un’altra motivazione che spinge a favore della sperimentazione animale, l’ignavia, l’indolenza dell’innovazione. Infatti, le persone e la società in generale tendono ad opporsi ai cambiamenti. Se abbiamo sempre fatto una cosa in un certo modo è improbabile che cerchiamo un’altra strada -come ad esempio chi continua a mangiare la carne dicendo “lo abbiamo sempre fatto” tralasciando la dimostrazione che la proteina animale alimenta il cancro-, a meno che non accada qulcosa di eclatante che ci impone di cambiare.
Un’altra ragione della continuazione della sperimentazione animale sta nell’ego umano. Chi ha effettuato esperimenti su animali, ha pubblicato centinaia di articoli. Ha consolidato un’immagine di sè stesso come “ricercatore sul modello animale”. Smascherare il non-valore delle loro pubblicazioni farebbe crollare la loro autostima e i loro castelli di sabbia.
Possiamo tranquillamente affermare che la ricerca su animali è dovuta a tutte quelle cause che da centinaia di anni stanno portando il nostro pianeta allo sfacelo: avidità, egoismo, ignoranza e paura.